Guardatelo bene, quel paio di jeans che amate tanto. Anche se acquistato da poco, o declinato in una delle molteplici varianti modaiole, quel capo ha appena compiuto 145 anni.
La sua storia inizia in America nel 1873 e ha due protagonisti.
Uno è Levi Strauss, imprenditore del tessile, che in piena Febbre dell’Oro fa affari vendendo stoffe resistenti destinate ai minatori. Meno facoltoso è l’altro soggetto della storia, il sarto Jacob Davis, che è però dotato di eccellente intuito. Davis, infatti, comprende prima degli altri il potenziale dell’utilizzo di rivetti metallici per contrastare il logoramento di alcune parti dei pantaloni, come le tasche.
L’idea sembra buona e non può essere lasciata in balìa della concorrenza. E’ allora che Davis propone a Strauss – già suo fornitore di tessuti – di creare una società e di acquistare il brevetto dei pantaloni da lavoro con tasche rivettate e chiusura con bottoni. Lo storico brevetto porta il numero #139.121, mentre il calendario segna il 20 maggio 1873, quella che può essere considerata la data di nascita dei jeans.
Da bravi italiani, non possiamo non inserire in questa storia un capitolo che ci veda in parte protagonisti. Infatti, il tessuto in cotone blu che oggi si utilizza per i modelli taglio jeans viene originariamente prodotto nella zona compresa fra la Provenza e la riviera ligure, dove serve a coprire le merci sulle navi in partenza dal porto genovese. Così, dalla città francese di Nîmes deriva la parola denim, mentre il “blu di Genova” (bleu de Gênes) darà origine al termine blue jeans.
Segnato un punto sulla nostra lavagna, possiamo far ritorno in America, dove Levi Strauss & Co. – l’azienda – sta attraversando importanti tappe, come la nascita della storica etichetta con i due cavalli, a simboleggiare la robustezza di questi pantaloni, e la creazione, nel 1890, dell’iconico modello chiamato 501. Non basta: nel 1918 fa la sua apparizione “Freedom-Alls”, una sorta di pantalone-tunica per le donne che finalmente, nel 1934, meritano un vero e proprio paio di jeans disegnato per loro: sono i “Lady Levi’s”, caratterizzati da vita alta e stretta.
Da allora il jeans, volubile e anticonformista, prosegue a grandi falcate verso la conquista di spazi e territori sempre nuovi, mentre accanto al brand Levi’s si fanno posto concorrenti di tutto rispetto, come Wrangler e Lee.
Amatissimo dai film di genere western e dai turisti benestanti che vistano i ranch e riportano in città l’abbigliamento comodo e disinvolto della vacanza, il jeans invade rapidamente strade e negozi. Negli anni ’50, il cinema gioca la sua parte con attori come Marlon Brando o James Dean, che contribuiscono a rendere questo capo un vero cult per intere generazioni. In ossequio alle pari opportunità, qualcuno ricorderà anche le curve di Marilyn Monroe strizzate in jeans aderentissimi.
Inutile negarlo, nel corso della storia, e soprattutto in anni recenti, qualche scivolone c’è stato: dalla vita troppo bassa del jeans femminile fino all’esagerata larghezza dei modelli maschili, tenuti su in modo precario, ma con ampie concessioni all’impietosa – seppur voluta – apparizione dei sottostanti boxer.
Perdonata la caduta di stile, non rimane che elogiare il lungo percorso di un capo-icona dalla personalità certamente poliedrica, che può davvero corrispondere un numero quasi infinito di stili. Basta solo interpretare.